Caelo Ortifice, è il titolo della mostra. Abbiamo volutamente ripreso una dicitura “errata”, posizionata su una parete della chiesa che, a nostro avviso, ben rappresenta l’insieme delle opere selezionate.

Vi aspettiamo per condividere le nostre scelte.

Quest’anno abbiamo deciso di aprire la nostra abitazione per ospitare opere di artisti contemporanei. Abbiamo selezionato delle opere, dipinti e sculture, che si innestano con armonia e naturalezza all’interno del nostro ambiente.

AGOSTINO ARRIVABENE

Rivolta d’Adda, 1967.

L’arte di Agostino Arrivabene è colta, intrisa di simboli, ispirata sia dalla mitologia classica, sia dai Maestri del XV-XVI secolo (Leonardo, Dürer, Bosch) e del passato più recente da Moreau, Redon, Ernst. Le opere di Arrivabene, realizzate con maestria e dovizia di particolari sono colme di archetipi e di messaggi velati. La sua arte si presenta come estrema resistenza dell’arte figurativa che non è morta: una pittura intesa come potenza spirituale, esistenziale e storica collocata nella contemporaneità.

MAURIZIO L’ALTRELLA

Sesto San Giovanni, 1972.

La pittura di L’Altrella si incentra nella trasfigurazione mistica di animali, nella scena di elementi antropomorfi in via di apparizione e nella reminiscenza umana, o meglio, quasi-umana: nel passaggio dall’ambito non-umano a quello quasi-umano. Il mondo di L’Altrella rielabora figure leggendarie della cultura greca e germanica, che assolvono alla funzione fortemente simbolica di “ponte” fra terra e cielo.

MATTEO PUGLIESE

Milano, 1969.

Extra Moenia sono sculture, prevalentemente in bronzo, raffiguranti uomini che tentano una dolorosa rinascita attraverso una lotta con una materia-muro che li imprigiona, che impedisce loro di vivere, di crescere, di esprimersi. Un messaggio di incoraggiamento e spinta verso la possibilità di fuoriuscire da un problema o da uno stato di disagio. I Custodi sono sculture principalmente in bronzo e terracotta. Presenze imponenti e tondeggianti ispirate a diverse culture, piedi enormi, visi decisi e sguardi consapevoli, figure di rassicurante corporeità in cui le armi e le corazze diventano la metafora di una raggiunta sicurezza interiore. Gli Scarabei sono sculture in bronzo, in ceramica, con l’aggiunta di piccoli oggetti del passato che rievocano il ricordo della età giovanile.

HELIDON XHIXHA

Durazzo, 1970 

La produzione artistica di Helidon Xhixha trae origine dalla luce e dai riflessi. La durezza e la resistenza dell’acciaio sono modellate attraverso piegature ed estroflessioni tramite le quali l’artista si confronta con la sfida più ardua: dare forma alla luce attraverso il depositarsi continuo di piccole impronte che vanno a comporre l’opera. I bassorilievi, gli altorilievi e perfino le opere monumentali sono espressione di una antitesi: composta da luce e da ombra, da positivo e negativo e da pieno e vuoto. In ognuno di questi casi si assiste alla magia della coesistenza degli opposti, di due elementi costitutivi del mondo. Nelle opere di Xhixha vi è la totale assenza di figurazione e l’adesione a un linguaggio tipico delle ricerche informali del secondo novecento. La forma stessa della scultura diventa secondaria, quasi superflua nel suo diventare mimetico, mentre assume invece un ruolo primario la sua capacità specchiante, la sua disponibilità ad offrirsi come strumento di “riflessione”.